"Le 35 ore in ceramica? Un disastro"

Il Resto del Carlino 26/10/97 pag.mo/7

Da Assopiastrelle un monito contro la proposta del Governo: intervista a Claudia Borelli


SASSUOLO - Da pochi mesi Presidente della Commissione Sindacale di Assopiastrelle Claudia Borelli, unica, ma estremamente dinamica e battagliera donna presente nel Consiglio dell'Associazione, ha accettato, rispondendo ad alcune nostre domande di affrontare l'accordo Governo-Rifondazione comunista che introduce per legge l'orario legale di lavoro di 35 ore settimanali. Signora Borelli, qual'e' la valutazione di Assopiastrelle sulla proposta relativa alle 35 ore settimanali? "Assopiastrelle rifiuta nel modo piu' deciso provvedimenti di questo tipo. Il problema non e' ideologico, ma culturale, di metodo, di merito: non si possono regolare per legge materie che sono di competenza delle parti sociali. Il rischio e' di delegittimare la politica della concertazione che negli ultimi anni ha prodotto tanti positivi risultati contribuendo in modo fondamentale al risanamento economico del Paese". Da dove nascono le critiche a questa proposta di legge? "In un'economia che ormai e' globale non si puo' ragionare del mercato del lavoro senza tener conto del contesto internazionale. Tutti i paesi che si stanno sviluppando e creano contemporaneamente occupazione, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Olanda, lo fanno attraverso l'introduzione di elevate dosi di flessibilita' nel mercato del lavoro, l'internazionalizzazione dei mercati di sbocco, l'ottimizzazione dei costi di produzione aziendale e di quelli del Sistema Paese. In un'economia di mercato questa e' la sola strada realistica e duratura per ridurre la disoccupazione. La realta' economica nazionale inoltre non e' omogenea". Le situazioni, quindi, sono estremamente differenziate? "Certamente e questo in funzione dei differenti settori produttivi, delle realta' territoriali, addirittura a livello d'azienda. Esistono settori ad alta automazione per i quali, a fronte di aumenti significativi di produttivita' degli impianti, la strada della riduzione di orario puo' essere esplorata. Cio' non e' vero per i servizi, dove la riduzione di orario comporterebbe esclusivamente un innalzamento dei costi. Calare dall'alto un criterio univoco per tutti rischia solo di far uscire dal mercato migliaia di aziende con l'effetto opposto a quello desiderato, creando cioe' disoccupazione e lavoro nero". E per quanto riguarda il livello locale? "Nel distretto ceramico e' presente attualmente la piena occupazione: una riduzione a 35 ore dell'orario di lavoro porterebbe solo ad un aumento degli straordinari pagati senza nessun beneficio in termini di occupazione aggiuntiva, se non nel lungo periodo ed a fronte di nuovi flussi migratori". C'e' da dire che l'industria ceramica ha gia' sperimentato riduzioni di orario... "Fin dalla prima meta' degli anni ottanta si e' iniziato a modificare, attraverso la contrattazione tra le parti sociali, l'organizzazione del lavoro, introducendo cicli a doppio e triplo turno. Questa articolazione ha consentito da un lato alle imprese ceramiche di fruire di un migliore utilizzo degli impianti con conseguente sensibile aumento della produttivita' e dall'altro, a chi opera su tali turni, di beneficiare di una riduzione dell'orario settimanale di lavoro". Qual'e' la dimensione di questo fenomeno? "Nel 1996 solo il 47,8% degli addetti in ceramica e' occupato a giornata ed e' presente in azienda per 40 ore effettive settimanali. La restante parte e' impiegata in cicli a doppio e triplo turno. Si e' trattato quindi di un utilizzo piu' flessibile della forza lavoro che, garantendo l'ottimizzazione degli impianti, ha consentito una riduzione dell'orario di lavoro". Puo' dirci le conseguenze per il settore dovute al possibile provvedimento di legge? "Una diminuzione dell'orario di lavoro stabilito per legge o non compensato da incrementi di produttivita', non portera' ad una riduzione della disoccupazione, ma solo alla lievitazione del costo del lavoro e quindi ad una forte perdita di competitivita', in un comparto che deve continuamente misurarsi con la concorrenza internazionale". Chiusura netta, dunque, sulla riduzione dell'orario di lavoro? "Chiusura netta ad una imposizione per legge dell'orario di lavoro, ma disponibilita' alla negoziazione e alla contrattazione con la controparte su tutte le tematiche inerenti l'organizzazione del lavoro in azienda".



torna all'indice