La ceramica vigila su Hong Kong
La Gazzetta di Modena 3/7/97 pag.20
Il ritorno della Cina al momento non preoccupa Assopiastrelle e imprenditori del settore
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La piastrella che guarda ad estremo oriente si chiede in questi giorni cosa cambiera' nei suoi affari ora che Hong Kong e' rientrata ufficialmente nella Repubblica popolare cinese. Dopo assicurazioni da parte dei nuovi padroni che nulla cambiera' i primi atti abbastanza preoccupanti sono stati l'invio come "biglietto da visita" di quattromila soldati nel giorno stesso in cui la Gran Bretagna ammainava la sua bandiera e nelle ultime ore le prime restrizioni della liberta' di parola e di protesta. Che ne sara' di Hong Kong, porta privilegiata per i commerci? E soprattutto, piastrelle e impianti per ceramica vedranno chiudersi il loro principale accesso alla Cina? Non sono preoccupazioni infondate. Basti pensare che la Cina ufficialmente importa appena 2 o 3 mila metri quadri di piastrelle italiane. Le altre, oltre 6 milioni, passano da Hong Kong, dove gli imprenditori sono attenti ai cambiamenti ma sono preoccupati. "E' vero che Hong Kong e' molto importante per noi - dice Alfonso Panzani, fino a pochi giorni fa responsabile della commissione fiere e attivita' promozionali di Assopiastrelle - ma lo e' anche per la Cina, che avra' bisogno anche in futuro di questa importante valvola. Non bisogna pensare subito al peggio e di certo per almeno un anno gli effetti di questo cambiamento non si sentiranno. E' anche vero pero' che la Cina, come insegna la storia, e' imprevedibile. Ha alternato momenti di grande apertura a repentine chiusure". "E' presto per fare valutazioni - ha detto il presidente di Assopiastrelle Angelo Borelli - Seguiamo con attenzione l'evolversi della situazione ma non crediamo a cambiamenti repentini. Pensavo pero' che inizialmente la Cina si presentasse in un modo piu' leggero". Anche Franco Stefani, presidente di System ceramics, una delle maggiori aziende di impianti per ceramica si dice fiducioso: "E' vero, Hong Kong e' una piazza molto importante, come sede di affari e importanti transazioni. Per l'export vero e proprio nell'estremo oriente invece conta di piu' Singapore. Ritengo comunque che da oggi a domani non si verifichera' una chiusura agli stranieri. La Cina stessa ha bisogno di questa piazza. Anche le societa' cinesi si appoggiano finanziariamente ad Hong Kong". Nessun problema anche secondo Paolo Gambuli, direttore generale di Acimac, l'associazione dei costruttori di impianti ceramici: "Per il momento non cambiera' nulla. Il ritorno di Hong Kong alla Cina non avra' alcun contraccolpo sull'attivita' delle nostre aziende, molte delle quali hanno sedi commerciali proprio ad Hong Kong". "La notizia del ritorno alla Cina era gia' nota da tempo e gli operatori avevano preso la loro decisione di restare o di trasferirsi direttamente in Cina o in altre importanti piazze del Sud est asiatico".
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