Ma per le matricole la festa e' finita

Il Resto del Carlino 18/1/97 pag.MO/6

Alcuni casi clamorosi puzzano di raggiro. Gli esperti escludono e accusano le piccola speculazione


Memori dei buoni risultati fatti registrare dai collocamenti di nuovi titoli azionari fra il 1995 e il primo semestre del 1996, non sono stati pochi i risparmiatori che hanno proseguito il loro avvicinamento a Piazza Affari, seguendo i debutti telematici delle piccole e medie imprese. Buoni bilanci, utili in bella vista e prospettive non indifferenti di sviluppo facevano presagire nuovi successi e guadagni immediati per il sottoscrittore. E invece il vento per le matricole e' radicalmente cambiato e il risparmiatore si trova con titoli in consistente perdita. Da percentuali in sensibile crescita fatte registrare, poco piu' di un anno fa, ad esempio da Bulgari, Crespi o Esaote, si e' passati nei migliori casi a una stasi delle quotazioni (Amga, Irce), e piu' frequentemente, a un susseguirsi di tonfi, di inspiegabile discese in picchiata delle quotazioni dei titoli. E' in caso di Remo de' Medici, Banca Popolare di Spoleto, Ceramiche Ricchetti e, ancora piu' «fragorosamente» considerato il limitato arco temporale di Interpump Group. E nemmeno il boom degli ultimi giorni e' riuscito a modificare sostanzialmente le cose - Come e' possibile che societa' che si presentano' per lo sbarco in Piazza Affari vestite a festa con decorazioni di lusso, perdano in poche settimane o, addirittura in pochi giorni, il 15-20% del loro valore? Partiamo dall' ultimo, emblematico, caso, quello di Interpump, Prezzo di collocamento 5800 lire, prezzo ufficiale dopo il primo giorno di quotazione al telematico 5522 lire, alla fine del secondo 5178 lire; attualmente a circa un mese dal debutto naviga poco sopra le 5000, con una perdita secca del 15%. E ancora. Il valore delle Ricchetti in meno di un semestre e' diminuito di quasi il 30%, quello di Reno de' Medici del 20%. Perche'? Turbative nei mercati di riferimento tali da giustificare queste variazioni non si sono verificate e in piu' di una testa si fa largo un' idea «cattiva": il prezzo di collocamento stato gonfiato ad arte dai
grandi azionisti della societa', per poi vendere le azioni ad un prezzo molto superiore di quello al quale erano state prese in carico. Il tutto alle spalle del risparmiatore, che veniva cosi' gabbato. Illazioni, fortunatamente. La totalita' del mondo finanziario interpellato esclude l'idea del «complotto» ai danni del sottoscrittore. Per due motivi. In primo luogo nessuna impresa che entra in Borsa, nessun global coordinator, nessuna banca collocatrice, gradisce e potrebbe incidere anche su eventuali futuri collocamenti. Ma soprattutto e' la serie di rigidi controlli della Consob a impedire una sopravvalutazione artefatta. Ritorniamo quindi al punto, perche' questi crolli? Una delle plausibili cause e' il fatto che in molti casi la formazione del prezzo di collocamento si basa prioriamente su dati passati e non su analisi
di prospettive nel medio-lungo termine. Cio' a volte provoca una valutazione in eccesso dell'azione, che appena approda al listino viene penalizzata. C'e' poi chi sostiene che un prezzo di partenza piu' elevato dell'effettivo valore del titolo venga in qualche modo richiesto dalla stessa societa' che entra in Borsa. Il potere contrattuale del management dell'impresa debuttante e' maggiore di quello della banca collocatrice alla quale viene «imposto» un prezzo leggermente superiore - non di molto, polche' altrimenti arriva lo stop Consob - di quello reale. Altri ancora ritengono che i cali siano da addebitare a un mercato in quel momento «asfittico». Mercato che nei mesi precedenti aveva gia' accettato benevolmente molte matricole e che non credeva reputandole meno attrattive, alle ultime arrivate.
Ma piu' probabilmente, il vero motivo e' strutturale. Molti da sottoscrittori ai collocamenti erano fautori del «mordi e fuggi»: acquisto anche con scarsa conoscenza della societa' e vendita immediata in pochi giorni. Una sorta di scommessa, di puntata alla roulette, che spesso e' andata bene. Quando tuttavia l'ingranaggio si blocca questi anomali risparmiatori escono in perdita anche di qualche milione e si gettano verso altri lidi. Il mercato sfiducia il titolo, nessuno compra e si innesta un meccanismo a catena di discesa che si arresta solo a quotazioni molto basse. Cosi' la maggioranza dei sottoscrittori maledice quella volta in cui, decidendo di mettere qualche soldo in Borsa, si era fatto suggerire e si era sentito dire: «Guarda quel titolo non può sbagliare!». E invece...



torna all'indice