Ceramica, grido d'allarme
Il Resto del Carlino 28/09/96 pag.MO/7
Tecnargilla dai costruttori di macchine per piastrelle
Confermata la crisi dopo gli anni della grande espansione. Indagine su 210 aziende
Forti preoccupazioni per l'immediato futuro dopo un 1995 caratterizzato da una marcata controtendenza soprattutto
nell'export. E' il grido d'allarme uscito nel pomeriggio di ieri dalla presentazione della quarta indagine statistica nazionale del settore costruttori italiani di macchine ed attrezzature per ceramica. Ivanno Ligabue e Paolo Gambuli, rispettivamente presidente e direttore di Acimac, l'associazione che riunisce le aziende del settore, hanno spiegato dati e percentuali nel giorno di apertura di «Tecnargilla '96», il salone internazionale delle tecniche e dei macchinari per la
ceramica e il laterizio che rimarra' aperto, a Verona, fino al prossimo 1 ottobre. Dopo anni di forte espansione e'arrivata la crisi, anche se nel 1995, complessivamente, il dato generale non e' ancora negativo. L'indagine e' stata fatta su 210 aziende (la stragrande maggioranza e' ubicata nel comprensorio ceramico di Sassuolo - Scandiano) che occupano 8.500 addetti. Nel 1995 il settore italiano ha raggiunto un fatturato pari a 3237 miliardi di lire, di cui il 34,2% in Italia (1.107 miliardi di lire) e il 65,8% all'estero (2.130 miliardi di lire), a conferma della forte caratterizzazione «export - oriented» del comparto. Gia' qui, confrontando i dati con il 1994, si registra un decremento della propensione esportativa complessiva del settore, che aveva raggiunto il suo apice nel 1993, con il 71,2% del fatturato totale ottenuto con vendite
all'estero, gia' ridotto comunque nel 1994 al 68,2%. II parallelo rafforzamento del mercato interno si puo' in parte spiegare con le agevolazioni legislative che hanno aiutato la domanda interna di beni strumentali (legge Tremonti). Questo, in sintesi il quadro relativo al 1995. Tempi cupi si prospettano soprattutto per il 1997, tenuto conto che nel corso del corrente anno il calo e' generalizzato. «C'e' stanchezza nella domanda interna perche' e' finito il periodo dei benefici della legge Tremonti ed estera (crollo del nord e sud America, calo dell'Europa orientale, dell'Oceania, dell'Asia e in modo particolare della Cina). Occorre che le aziende - ha detto Ivanno Ligabue - ritornino a fare della ricerca e la smettano con la riduzione dei prezzi. Non si puo' continuare a lavorare sul venduto e dobbiamo tarare la produttivita' sulle attuali esigenze del mercato».
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