Gruppo Ceramiche Ricchetti: primi all' appuntamento con la borsa
Cer 231 06/07/96 pag.21
Sfatato, almeno per l' industria ceramica, uno dei pregiudizi piu' diffusi sul sistema industriale del Nord-Est: la diffidenza delle imprese nei confronti della Borsa Valori
e piu' in generale verso tutte le forme di innovazione finanziaria che possono accompagnare l' impresa nel suo cammino di sviluppo. Con il mese borsistico di luglio, infatti il Gruppo Ceramiche Ricchetti 8275 miliardi di fatturato '95 di cui ben 180 all' estero, 900 dipendenti e 33,5 miliardi di margine operativo lordo ) entra, prima azienda ceramica in Italia, a Piazza Affari con un' offerta pubblica di vendita che riguardera' circa il 45% del capitale sociale. E? un' operazione importante perche' e' la prima volta che un' impresa ceramica decide di entrare alla Borsa Valori, perche' si tratta di uno dei marche storici e maggiormente conosciuti in Italia ed all' estero dell' industria ceramica ed anche perche' apre prospettive di ulteriore crescita ad un gruppo che, tra i pochi in questo settore, puo' vantarsi di essere una vera multinazionale.
Una storia europea.
A scorrere la storia delle Ceramiche Ricchetti molti sono gli elementi di novita', soprattutto in chiave internazionale. Sorta nel 1968 per volere dell'omonima famiglia sassolese (ancor oggi alla guida di Ri.Wal, una delle maggiori aziende del settore), le Ceramiche Ricchetti vennero cedute circa 15 anni fa ai tedeschi della Pegulan Werke per poi passare nelle mani della conglomerata svedese - finlandese Partec che, nel 1991, ne condivise , in United Tiles, il possesso con Proventus, investiment bank scandinava.
I tre obbiettivi di Cisa Cerdisa.
Tale sodalizio continuo' fino al novembre del 1995 quando il 100% del capitale sociale passo' nelle mani delle industrie ceramiche Cisa Cerdisa di Oscar Zannoni (77,5%)e di Akros, merchant bank gestita da Gianmario Roveraro (22,5%), consentendo al gruppo guidato dal Presidente di Assopiastrelle di ottenere un triplice obiettivo: costituire un gruppo che per dimensioni (700 miliardi di fatturato globale, una produzione di 45 milioni di metri quadrati negli 11 stabilimenti del gruppo, circa 2.500 dipendenti) e capacità di mercato fosse ai primi posti in Italia; entrare in un'azienda con elevati tassi di crescita (si pensi che solo nel 1993 i ricavi della Ricchetti erano pari a 11'2 miliardi, due anni dopo '275); acquisire importanti quote di mercato nei paesi del Nord Europa come Svezia, Finlandia, Norvegia, Belgio e Danimarca dove Ricchetti e' oggi market maker con circa il 25% dei rispettivi consumi nazionali di piastrelle di ceramica.
Un' operazione finanziaria da manuale
Ulteriore smentita alla scarsa dimestichezza del Nord-Est con gli strumenti della finanza piu' innovativa viene dall'osservazione dell'intera operazione. Condotta nella massima riservatezza e velocita' (i bilanci sono da diversi anni certificati dalla Coopers & Ly-brand), le Industrie Ceramiche Cisa-Cerdisa hanno finanziato parte dell'acquisto con un prestito obbligazionario, coordinato da IMI-Sigeco e sindacato presso alcune banche locali, che ha ottenuto richieste doppie rispetto alla quantita' offerta. Reperite cosi' parte delle risorse, con il ricorso alla merchant bank di Gianmario
Roveraro, amico di lunga data del Presidente Zannoni, si è provveduto ad acquisire il controllo totale dell'azienda, confemando Renzo Arletti in qualità di presidente e di guida del management dell'impresa. Prima della quotazione del gruppo tutte le diverse societa' commerciali sono state fuse per incorporazione nel Gruppo ottenendo cosi' che oggetto della quotazione sia proprio la società operativa e non, come talvolta accade, la 'scatola vuota' rappresentata dalla finanziaria. Una scelta, nel segno della razionalizzazione e della pulizia della struttura societaria, che incontra maggiori consensi sul mercato.
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